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Non sono nati nel medioevo oscurantista i vampiri e i
fantasmi che conosciamo dalla letteratura. Sì, l'irrazionale è sempre
esistito, ma è nel secolo dei lumi che il vampiro e l'angelo nero sono
usciti dalle tenebre e hanno cominciato a volare sulle pagine dei libri.
Francis Lacassin ci introduce in un viaggio che parte dal 1751, con i
racconti dell'abate Calmet su strani personaggi quasi sempre provenienti
dall'Est (Ungheria, Serbia) che escono dalle tombe e tornano a
inquietare le nostre notti. Con Byron e Polidori è l'inizio della
letteratura moderna sul vampiro, ma un classico come "La morta
innamorata" di Théophile Gautier e altre apparizioni inquietanti come
quelle narrate da Dumas e Maupassant, fino a Bloy e Lorrain ci fanno
capire quanto i vampiri siano sorprendentemente simili all'uomo e come
il bene e il male in loro siano ancora una volta i poli contrapposti ma
comunicanti di una ricerca della vita eterna. Così il sangue diventa
l'emblema di quella lotta per sconfiggere la morte, e l'incantamento che
il vampiro porta con sé quando veste i panni femminili una delle grandi
seduzioni della modernità con intrinseci presupposti freudiani. In
"Paris-Vampire" di Claude Klotz, il racconto più recente di questa
antologia, assistiamo a una singolare parodia del "povero vampiro" che,
in cerca di sangue, si trova a bussare a un centro trasfusionale dove
invece di ricevere sangue viene coinvolto nell'insolita parte del
donatore. E così la modernità riscrive il mito di Vlad Drakul (celebrato
dal più famoso romanzo di Bram Stoker) con una ironia tutta
postmoderna. Con un saggio di Francis Lacassin.